Premessa: raggiungere telefonicamente l’ambasciata russa a Roma è impossibile… provate se non ci credete, e vedrete che a qualsiasi ora chiamate nessuno vi risponderà… allora cosa fanno le amiche e gli amici russi che devono chiedere informazioni? Chiamano tutti il Consolato di Milano, che almeno per i telefoni funziona molto bene. Naturalmente non parlano in italiano, se capiscono che devi andare a Roma, ti danno un minimo di info e poi ti liquidano, anche se gentilmente.
Allora il sito dell’ambasciata, lo visiti, leggi quel minimo di notizie che possono essere utili, il 99% delle cose che vedi non ti servono per i tuoi problemi burocratici, allora prendi gli orari e decidi di partire e visitare di persona l’ambasciata, per esporre di persona i tuoi problemi e sperando di risolverli. Ti fai coraggio, prendi il giorno di ferie dal lavoro, compri biglietti per treni e/o autobus o semplicemente fai il pieno all’auto per arrivare nella tua Russia in Italia…
1a giornata di avventura in ambasciata in via Nomentana 116 a Roma.
Di buon’ora ci svegliamo e sapendo che gli orari di ambasciata sono 08:00 – 11:30 pur arrivando a Roma alle 07:30, le interminabili file di macchine ci fanno arrivare a destinazione solo alle 09:00 o giù di lì… di fronte al cancello si intravede già una folta fila di persone, la maggior parte sono russi, qualche italiano accompagnatore, o semplicemente andato lì per il visto per la Russia…
Se ne hai la possibilità parli con chi è dietro il gabbiotto, che capisce solo il russo (ma come è possibile se lavora lì da anni e al di fuori della struttura dell’ambasciata è territorio italiano? Non è mai andato neanche a fare shopping questa persona o i suoi colleghi? Boh…).
La fila inizia e o una signora un po’ sulle sue, o un giovanotto inizialmente poco umano iniziano a leggere i nomi e a chiamare (poi capiremo che così non è ma qualcuno li vuole così disumani, distaccati, ma solo per coprire i veri freddi di questo sistema, quelli invisibili, quelli che sono al di là dei cancelli, quelli che sono umani con i loro cari che vengono presi con il minivan per essere portati a scuola, e salutati i figlioli, tornano ad essere distaccati automi, che ascoltano, quando sono sereni, i problemi di chi si reca in via Nomentana, non per turismo, ma per risolvere problemi che purtroppo passano per l’umore di loro diplomatici)…
La prima verità che poi capiremo troppo tardi è che la fila se arrivi dopo un tot numero deciso chissà da quale contabile cerebrale, non serve a nulla se sei oltre questi numeri:
non più di una trentina di persone saranno accolte nella giornata, tra queste ci sono naturalmente anche semplici ritiri di visti per italiani che si sono distinti per essere tra i meno pazienti (naturalmente non generalizzo, ma noi questo abbiamo vissuto…), visti quindi, poi ci sono coloro che devono andare dal notaio, che poverino non accetta più di 5 persone, tra le 08:30 e le 11:30, poverino in 3 ore non riesce a risolvere i problemi di più di 5 persone…
Poi abbiamo chi deve fare i documenti per il rinnovo del passaporto, e qui incontriamo addetti che conoscono il pc come una tartaruga sa volare… L’inserimento dei dati è da scene fantozziane, o come direbbero i nostri amici russi è alla velocità di un Estone (e i russi mi capiranno…), se poco poco l’inserimento di un dato è errato… tragedia, alla velocità di bradipo, si ricomincia… ma torniamo ai numeri, saranno solo 15 coloro che riusciranno a superare il cancello che dovevano risolvere problemi con ritiro passaporto nuovo, e rinnovo…
Se poi il problema è più grave (passaporto scaduto anche già da un paio di giorni), e serve l’intervento del CONSOLE, se siete in TROPPI (7-8) dovrete ritornare il giorno dopo e rifare la fila (questa è la vera roulette russa…).
Sarebbe bastato semplicemente creare due ingressi, per chi deve fare pratiche veloci, e per chi invece ha problemi più seri, che richiedono solo l’intervento del Notaio o del Console.
Sarebbe bastato mettere solo una macchinetta per prendere il numero e capire così quanti ti sono davanti o più semplicemente un addetto che dopo avergli dimostrato un documento, ti da un numero e un codice per la fila che devi fare, come si fa alle poste per capirci…
Sarebbe più umano avere un luogo dopo il cancello dell’ambasciata, dove potersi sedere, una sala d’attesa riscaldata, e con una macchinetta per la distribuzione di bevande calde e cibo, un gabinetto dove potersi rinfrescare, dato che la fila è spesso fatta da ragazze e donne con bambini, che dopo centinaia di km di viaggio, forse hanno bisogno di quel minimo di accoglienza e rispetto che sperano dal proprio stato di provenienza. Purtroppo nei pressi dell’Ambasciata, non ci sono bagni pubblici, bar, panchine…
Ma torniamo a noi… ci serviva rinnovare il passaporto per l’estero e a più di un mese dalla scadenza arriviamo a parlare con il funzionario al gabbiotto di accettazione… La donna ci fa subito capire che era tardi (erano le 09:00), che non c’era speranza di entrare, e che potevamo tornare il giorno dopo per rifare la fila. Le abbiamo spiegato che eravamo negli orari scritti nel sito, che avevamo fatto svariate centinaia di km, ma con la sua tranquillità distaccata, ci dice che tutti erano nelle nostre condizioni, che da tutta Italia arrivavano a Roma per i più svariati motivi… L’unica possibilità che ci ha offerto, era quella di iscriverci dopo 20 giorni in una lista che ci avrebbe dato la sicurezza al 90% di rientrare ma solo se ci fossimo presentati alle ore 08:00... Increduli e senza parole, accettiamo il dictat della “guardiana” della lista e decidiamo di tornare dopo 20 giorni…
2a giornata di avventura in ambasciata in via Nomentana 116 a Roma.
Questa volta arriviamo alle 07:30 di fronte ai cancelli dell’ambasciata, già c’era una gran fila di persone, e dopo mezz’ora il funzionario inizia a chiamare i nomi della lista fatta dal primo russo arrivato di buon’ora e riempita man mano dai successivi. Al giorno solo un paio di persone possono iscriversi come abbiamo fatto noi 20 giorni prima.
Durata della pratica per rinnovo passaporto: tempo di scrivere al pc nome, cognome e dati anagrafici con i lavori svolti negli ultimi 10 anni (tempo necessario se non sbagliano a scrivere 10 min).
3a giornata di avventura in ambasciata in via Nomentana 116 a Roma.
A dicembre scadono i termini per presentare i documenti per la richiesta di privatizzazione degli appartamenti in Russia, procedura che si concluderà a marzo 2010.
Non potendo tornare in Russia, abbiamo deciso di fare la rinuncia notarile per la privatizzazione così che i parenti in Russia, senza la nostra presenza, avrebbero poi avuto la possibilità di fare tutte le pratiche per la privatizzazione stessa.
Sapevamo che bisognava arrivare presto in via Nomentana 116 a Roma, il che significa superare le code interminabili della città, per raggiungere il centro, e di buon spirito ci svegliamo presto, anzi prestissimo… Dalla costa abruzzese a 14 gradi di giorno, superiamo la mia L’Aquila di notte e il termostato della nostra auto vicino la città in ricostruzione segna -5 gradi, il ghiaccio sulla strada, la nebbia impenetrabile, e l’idea dell’orologio sempre come priorità, ci porta a superare anche la paura di essere sconsiderati per strada per arrivare in tempo…
Lunghe file, autisti indisciplinati, arrabbiature, ma arriviamo alle 08:30 o giù di lì in via Nomentana 116. Già si respira aria russa vedendo in fila una folta delegazione di quella che mi piace chiamare la rappresentanza russa in Italia che ha un progetto, e questo progetto passa per l’attesa al freddo davanti il cancello dell’ambasciata.
Tanti gli occhi di chi ha bisogno di loro, dei funzionari, di loro compatrioti, diventati purtroppo simili a burocrati italiani senza voglia di capire, per i quali sei un numero, anzi, un cognome su una lista, che qualcuno ha iniziato a scrivere su un foglietto, forse messo lì all’ingresso già alle prime ore del giorno, al freddo.
Ci mettiamo in fila, questa volta è un ragazzo ad accoglierci, anche lui a prima vista sembra un pezzo di ghiaccio insensibile, e come già ci era successo, ci viene detto che il notaio era già occupato e che non c’era speranza di entrare per oggi… Spieghiamo l’urgenza, i km fatti, la solita storia, e anche questa volta decidiamo di tornare nuovamente a Roma…
In questa attesa, purtroppo accade una tragedia che non auguro a nessuno: perdiamo la borsa con tutti i documenti, passaporto per l’estero, interno e permesso di soggiorno… Facciamo la denuncia ai carabinieri, ma questo documento dovuto in Italia, non servirà a nulla ai cancelli dell’ambasciata.
4a giornata di avventura in ambasciata in via Nomentana 116 a Roma.
Arriviamo presto anche questa volta, con la speranza di trovare un po’ di umanità per risolvere i problemi di perdita dei documenti e della privatizzazione presso il notaio…
Quando accade un fatto simile, un russo dentro di se si dice:”ma chi può capire questa tragedia più di un russo come me? Chi se non l’ambasciata può aiutarmi a risolvere questo problema senza farmi sentire il peso,la colpa di non essere stata/o più attenta/o agli unici documenti validi per uno straniero russo in Italia? Dove se non nel mio paese in Italia, l’ambasciata, posso trovare persone con cui parlare e ricevere quantomeno umanità?”…
Arriviamo alla solita e ormai conosciuta fila, descriviamo il nostro problema all’incaricato al cancello, e questo ci manda direttamente dal Console. Anche qui fila per l’incontro, e finalmente siamo davanti al Rappresentante della Russia in Italia. Descriviamo il problema e ci viene detto che le leggi russe sono chiare: se non hai un documento di riconoscimento valido, nessun notaio potrà mandare avanti la tua pratica. Le uniche soluzioni sono quelle di aspettare il nuovo passaporto che arriverà a febbraio-marzo, oppure ricevere un foglietto per tornare in Russia per rifare lì il passaporto interno (solo in Russia si può rifare questo documento, così come per chi ha il passaporto per l’estero scaduto).
Senza più speranza, scendiamo al cancello e qui ci giunge la telefonata inattesa di una guardia giurata che aveva ricevuto la nostra borsa perduta dal parroco di un quartiere vicino. Ci rincuoriamo un po’, e parlando in toni più umani con l’addetto all’ingresso, capiamo che non è colpa sua dei problemi che ci sono per le file e i numeri limitati di persone accettate, ma che quelli sono gli ordini che gli vengono dati. Abbiamo infatti capito che quella persona che prima sembrava un ghiacciolo, doveva esserlo, e anzi si è dimostrato un bravo uomo.
Così infine, domani ci troveremo di nuovo in fila, ma data l’urgenza, questa volta partiremo alle 02:00 di notte per arrivare in tempo e vi faremo sapere, se già da quell’ora, c’è qualcuno al freddo che aspetta il suo turno…
Commenterò nel prossimo post, la fine di questa esperienza, ma già da ora posso dirvi, che se è questa la prassi delle ambasciate, siamo rovinati… Qualcuno dovrebbe sapere, e capire, che nel 2010 non possono accadere simili cose in un paese civile…
P.S.: sposterò poi questo post nella sezione info documenti così se qualcuno avrà bisogno di un suggerimento, ormai fatte queste esperienze, potremo aiutarlo